di Salvo Barbagallo
Sono trascorsi pochi anni da quando Matteo Salvini “sbarcò” in Sicilia, ritenuto dai più un “alieno” in Terra Santa, espressione di quel Carroccio che di certo non nutriva tante simpatie per quelli del profondo Sud. E pur tuttavia Salvini poteva già contare su simpatizzanti Siciliani che vedevano nel nordista le capacità di un politico in grado di sviluppare la possibilità di creare un ponte fra i due estremi d’Italia. Fra i simpatizzanti di Salvini nel 2015 il giovane vice sindaco di Mascalucia, Fabio Cantarella che si prodigò, grazie alla pubblicazione di un libro (L’Indipendentismo Siciliano fra mito e realtà”), a far conoscere al leader della Lega cosa era stata e cosa è la Sicilia. Appena tre anni sono trascorsi, Matteo Salvini in Sicilia ha stretto sempre più rapporti, ed ora è tornato a Catania da vice presidente del Consiglio e ministro dell’Interno per sostenere il candidato sindaco del capoluogo etneo del Centrodestra Salvo Pogliese che ha, nella sua squadra, anche il giovane Fabio Cantarella.
In Sicilia il prossimo 10 giugno si vota in 137 Comuni, fra i quali cinque capoluoghi, Catania, Messina, Siracusa, Ragusa e Trapani. Una campagna elettorale che è passata quasi in “immersione”, quasi “sotterranea”, con i metodi tradizionali delle cene e incontri ufficiali solo in apertura. I politici isolani hanno prestato con il fiato sospeso le vicende della formazione del Governo nazionale, la collettività (a quel che risulta) interessata come se si giocasse una partita di calcio, in attesa di vedere quale squadra ne potesse uscire vincitrice. Catania non ha deluso Matteo Salvini: gli è stato tributato il consueto “bagno di folla” e non sono mancate le proteste di sparuti groppuscoli dei centri sociali ai quali il ministro dell’Interno ha riservato soltanto una battuta: “Le contestazioni? Chissenefrega, ci sono cose più importanti che dobbiamo fare”. E ovviamente ha ribadito quanto sostenuto da sempre: “Sui migranti non terremo una linea dura, ma di buon senso (…) Basta all’Italia campo profughi d’Europa. Non assisterò senza far nulla a sbarchi su sbarchi su sbarchi. Servono centri per espellere (…) Oggi altri morti in mare: il Mediterraneo è un cimitero. C’è un unico modo per salvare queste vite: meno gente che parta, più rimpatri. La vita è sacra e per salvarla bisogna evitare che salgano sulle carrette del mare. Da ministro farò di tutto – assicura – lavorando con quei governi, per evitare le partenze di quei disperati che pensano che c’è l’oro in Italia. Non c’è lavoro per gli italiani (…)”.
Catania sarà il punto di forza di Salvini che è presente in appoggio, come detto, a Salvo Pogliese che rappresenta un Centrodestra compatto. Un candidato la cui elezione viene data per scontata sull’uscente sindaco Enzo Bianco, ex ministro dell’Interno, e sugli altri tre in corsa, il presidente regionale della comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo (lista civica “È Catania”), il consigliere comunale Riccardo Pellegrino di Fi, ma con la lista civica “Catania nel cuore”, il 60enne Giovanni Grasso, maestro d’orchestra e insegnante all’istituto musicale Bellini del M5S, che dai sondaggi viene posto al secondo posto nel risultato delle urne.
In Sicilia – ma sempre transitando da Catania – anche l’altro vice presidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi di Maio, diretto a Ragusa in appoggio al candidato sindaco del M5S Antonio Tringali. A Ragusa Di Maio ha ribadito le linee guida del suo Dicastero: Via i vitalizi, la delibera è già pronta ed è sul tavolo del presidente della Camera. Lo abbiamo promesso e lo faremo, poi loro facciano tutti i ricorsi che vogliono, ma il provvedimento sarà fatto (…) Occorre togliere il quorum al Referendum: è uno strumento indispensabile per i cittadini, perché non possiamo subire i condizionamenti dei partiti che quando non vogliono un Referendum invitano i cittadini ad andar al mare. Nessuno deve essere in condizione di decidere se votare o andare al mare. Quando volete cambiare le cose potete farlo da soli col vostro voto (…) Faremo dei provvedimenti per aiutare i cittadini che sono in povertà, quindi non possiamo prescindere dal reddito di cittadinanza e dalla pensione di cittadinanza. Saranno i due provvedimenti che porterò al più presto all’esame del Parlamento (…).
Più che significativa la presenza in Sicilia dei due leader e alti rappresentanti del Governo nazionale: la Sicilia rappresenta più che un “laboratorio” politico. Il risultato elettorale del prossimo 10 giugno potrà dare conferme (o meno) della linea stessa che il Governo nazionale prenderà sui problemi posti sul tappeto, dai migranti al lavoro, ai rapporti con l’Unione Europea.